Jan. 10, 2020
Morti sul lavoro. La Commissione affonda al Senato
In Italia ogni otto ore una persona perde la vita sullavoro. Quando succede ce la caviamo solo con l'ipocrita indignazione di facciata, dicendo che non sono numeri da Paese civile.
Marco Patucci

«In Italia ogni otto ore una persona perde la vita sullavoro. Quando succede ce la caviamo solo con l'ipocrita indignazione di facciata, dicendo che non sono numeri da Paese civile. Poi tutto torna nel dimenticatoio, mentre i lavoratori continuano a morire». Tommaso Nannicini è amareggiato. E allarmato. La prima cosa che ha fatto, nel 2018, appena eletto a senatore della Repubblica, è stato depositare a Palazzo Madama la richiesta di una commissione parlamentare d`inchiesta su sicurezza del lavoro e sfruttamento. Proposta trascurata per mesi dalla maggioranza, poi improvvisamente rispolverata quando ritenuta utile nel gioco degli equilibri politici sulle presidenze di commissione. E, infine, abbandonata nuovamente. «Al momento è nel limbo, non si costituisce. Io però c'ho messo la faccia e, siccome ricevo ogni settimana decine di segnalazioni di casi di lavoratori, cittadini, sindacati, ai quali non so più cosa rispondere, da lunedì prossimo partirò per andare a trovare queste persone, per andare a parlarci. Un viaggio alla ricerca della dignità del lavoro perduta. Farò come se la commissione fosse partita davvero. Poi, se si farà bene, altrimenti ne uscirò comunque arricchito per portare avanti la mia attività da semplice senatore. Non sono diventato parlamentare per partecipare a convegni, sennò sarei rimasto tranquillamente a fare il docente universitario». Nannicini, che è stato anche sot- tosegretario alla Presidenza del Consiglio del governo Renzi, allarga la sua denuncia a un ragionamento politico più generale che coinvolge l`intera maggioranza di governo: «Sono molto preoccupato, sta dimostrando di non funzionare sulle cose concrete. Perché anche l'impasse su certe scelte, come le commissioni parlamentari, le nomine all'Agenzia delle entrate o nelle authority, è determinante per la vita delle persone. Le persone in carne ed ossa con le quali facciamo fatica a dialogare, sinistra inclusa. E allora dico: fermiamo tutto un attimo, riflettiamo, non basta più discutere di documenti programmatici o annunci di fasi due, tre, quattro...». A onor del vero anche la grillina Nunzia Catalfo, come sua prima mossa da ministro del Lavoro ha guardato al dramma delle morti sul lavoro, avviando un tavolo con le parti sociali e promettendo un'articolazione di interventi normativi: «Va bene raccogliere opinioni, idee e proposte - dice Nannicini - ma bisogna agire al più presto perché gli operai continuano a morire. E non è solo una questione di sicurezza tout court: la qualità del lavoro deve essere al centro dell`agenda politica del Paese. Senza dignità del lavoro, compresa una giusta retribuzione, il patto di cittadinanza non regge. Lo dico anche da persona di sinistra. La sinistra è sempre dalla parte di chi vede nel lavoro una forza di emancipazione, sia se parliamo di chi sta in una catena di montaggio, ha
una partita Iva o consegna pizze in bicicletta». Secondo l`economista del Pd, non basta la pur necessaria manutenzione del testo unico sulla sicurezza, o la sua applicazione senza se e senza ma: «Per questo, oltre alla proposta di commissione d`inchiesta, tengo molto anche al disegno di legge sulla sicurezza nel lavoro che, nonostante il Pd sia ora nella maggioranza di governo, non si è riusciti ancora a calendariz zare. Lì dentro c`è il varo di un`Agenzia nazionale unica che superi l`inadeguatezza della formula "costo zero" contenuta nel Jobs Act, perché per rafforzare il corpo ispettivo sullavoro servono investimenti e un aggiornamento delle competenze. Poi incentivi alla prevenzione, come ad esempio un super ammortamento per le aziende che investono in sicurezza. Infine, maggiori tutele alle vittime degli infortuni, quali il patrocinio gratuito a carico dello Stato e provvisionali più consistenti. Servono risorse reali per affrontare questa emergenza che, non dimentichiamolo mai, rappresenta anche un costo sociale per il Paese e una perdita di produttività delle imprese». L'ottimismo della volontà di Nannicini, verrebbe da dire, perché il pessimismo della ragione ci ricorda che addirittura i vigili del fuoco, in Italia, non hanno ancora la copertura Inail. Incredibile, ma vero.