Al solito, Di Maio mente sapendo di mentire. Il suo decreto disoccupazione – scrive su Facebook – «aumenta i risarcimenti per i lavoratori che vengono licenziati ingiustamente». È il Pd a opporsi «a una norma che dà un giusto indennizzo ai lavoratori che subiscono degli abusi» Purtroppo, smentire questa bufala richiede un ragionamento, anzi due. E in politica i ragionamenti non servono. Me ne scuso. Ma non so che altro fare (suggerimenti concreti in tal senso sono benvenuti). Il Jobs act ha introdotto il contratto a tutele crescenti, che in caso di licenziamento discriminatorio, o di licenziamento disciplinare la cui contestazione si rivela falsa, prevede l’obbligo di reintegra sul posto di lavoro. Sì, la reintegra, come per i contratti precedenti che hanno ancora l’articolo 18. Per i licenziamenti dettati da ragioni economiche, invece, anche se un giudice dice che quelle ragioni sono immotivate, la tutela del lavoratore consiste in un’indennità che aumenta con gli anni passati in azienda: 2 mensilità per anno, da un minimo di 4 a un massimo di 24. Se hai lavorato 5 anni in un’azienda, quindi, hai diritto a 10 mesi di stipendio come risarcimento.
C’è anche la possibilità di un’offerta conciliativa, pari a 1 mese di stipendio esentasse per anno. Se hai lavorato 5 anni in un’azienda, quindi, puoi decidere di prendere subito 5 mensilità esentasse senza andare dal giudice. Scelta tua. Si noti che nelle imprese con meno di 15 dipendenti le indennità sono da sempre più basse, da un minimo di 2,5 a un massimo di 6 mensilità.
Dopo il Jobs act, i licenziamenti sono rimasti stabili e ci sono mezzo milione di lavoratori a tempo indeterminato in più.
Che cosa fa Di Maio? Abolisce le tutele crescenti? Alza le indennità per tutti i lavoratori? Niente di tutto questo. L’impianto resta immutato (2 mesi di indennità per anno); aumentano solo l’indennità minima (da 4 a 6 mesi) e massima (da 24 a 36). Cambia poco, come mostra la tabella qui sopra. Il grafico qui sotto, simile a questo del gruppo Tortuga, compara invece le indennità risarcitorie del Jobs act con quelle di altri paesi, dove sono solitamente più basse (anche se i numeri si riferiscono alle indennità massime laddove ce ne sono più di una; per esempio in Francia ce n’è una più bassa per i giovani).