Linkiesta

Pd e Monti amati (e odiati) dalle stesse persone

Tommaso Nannicini
Democrazia/#fiducia

In un sondaggio che Link Tank pubblica in esclusiva, realizzato su un campione casuale che ha accettato di rispondere online, Carlo Erminero e il suo team di ricerca alla CE&CO hanno valutato la fiducia degli italiani verso più di 50 personalità politiche. Gli intervistati hanno risposto a varie domande sul loro apprezzamento per i politici scelti e le risposte sono state aggregate in un indice. Dopodiché, e qui si nasconde l’originalità dell’analisi, i politici sono stati classificati come “vicini” o “lontani” in base al fatto che piacciano molto (o poco) agli stessi gruppi di intervistati. Per esempio: se tutti quelli che ripongono fiducia in Bersani la ripongono anche in Fassina, e tutti quelli che odiano Bersani odiano anche Fassina, Bersani e Fassina saranno uno accanto all’altro nella mappa delle vicinanze. E così via.

In una fase di ristrutturazione dell’offerta politica e delle alleanze, questa analisi getta uno sguardo insolito sulla prossimità delle singole personalità politiche in base ai loro potenziali elettori. Per la serie: dimmi a chi piaci e ti dirò a chi assomigli (e magari con chi dovresti allearti per contare su un consenso omogeneo). La mappa delle vicinanze mostra due risultati interessanti.

 


Figura 1 – La mappa delle vicinanze tra politici in base alla fiducia degli italiani

 

Primo: due leader carismatici come Berlusconi e Grillo fanno storia a sé.Personalità che polarizzano e proprio per questo attirano consensi (perché in democrazia i voti si sommano, non si fa la media dell’intensità delle preferenze, come ci ricorda Massimiliano Gallo). In particolare, se ami Grillo, detesti tutti gli altri. Ecco perché il postcomico se ne sta da solo in fondo alla mappa. Anche Berlusconi è in fuga sulla destra, inseguito a stretta distanza da Brunetta, semplicemente perché è una figura che polarizza. Tutti gli intervistati che hanno fiducia nei politici sulla sinistra (Bersani e compagnia) hanno pochissima fiducia in Berlusconi e negli altri sulla destra. Da qui la distanza siderale tra i due gruppi.

Secondo: i politici del Pd e quelli dell’area Monti risultano abbastanza vicini. Di nuovo, questo significa che gli stessi intervistati che hanno fiducia nei primi ce l’hanno anche nei secondi, e viceversa. I montiani sono senz’altro più omogenei ai politici di centrosinistra, rispetto a quelli di centrodestra, in termini di potenziali consensi. Anche la distanza tra i politici Pd e quelli della sinistra radicale è in media maggiore. Questo vale soprattutto per Ingroia, Di Pietro e alcuni leader della sinistra sindacale, ma in parte anche per Vendola. Se si calcola un indice di similarità, per esempio, la coppia Bersani-Monti ha consensi più omogenei anche di quella Bersani-Renzi (entrambi Pd). Traduzione: un’alleanza fra Pd e montiani potrebbe contare su un elettorato potenziale più omogeneo rispetto a quella fra Pd e sinistra radicale. Per carità: i contenuti delle future alleanze sono tutto un altro discorso. Niente vieta che Bersani e Vendola (anche se non piacciono alle stesse persone) possano andare d’accordo sulle politiche di governo, meglio di quanto non farebbero Bersani e Monti. Non a caso la prima coppia ha stretto un’alleanza elettorale e la seconda no. Ma la mappa fornisce ugualmente spunti su cui riflettere.

Per finire: come si devono interpretare i due assi sulla mappa? In verità, si tratta di costrutti statistici scaturiti da un’analisi fattoriale. Sono semplicemente due scatole nere lungo le quali un algoritmo organizza le distanze su scala bidimensionale. Carlo Erminero e i suoi collaboratori, tuttavia, propongono un’interpretazione suggestiva. L’asse orizzontale sembra catturare il discrimine tradizionale tra sinistra e destra (più mi piacciono i politici di sinistra, meno tendono a piacermi quelli di destra). L’asse verticale, invece, sembra catturare una dimensione altrettanto importante: la tensione tra “saper fare” (in alto) e “saper convincere” (in basso). Due componenti ineludibili dell’agire politico, apprezzate in maniera diversa da gruppi diversi di italiani. Due qualità che un bravo politico dovrebbe combinare in proporzioni non sempre facili da dosare. Chi ci riesce, oltre a raccogliere consensi, può ritagliarsi un ruolo di cerniera alquanto vantaggioso in una fase di transizione.

Postilla:
Si noti che la grandezza dei “bollini” cattura la media dell’indice di fiducia di ogni politico. Ma di semplice media si tratta: il fatto che quello di Berlusconi non sia particolarmente grande, per esempio, non significa che non ci siano molti intervistati che hanno fiducia in lui, ma che – proprio perché è una figura che polarizza – ce ne sono altrettanti che non ce l’hanno. Anche la varianza è importante in questi casi.

Nota metodologica:
Il sondaggio è stato effettuato su un campione di 800 persone che hanno accettato di partecipare online nel periodo fra il 22 e il 26 gennaio 2013. Sono stati considerati solo gli elettori fra 18 e 65 anni (gli over 65 esclusi rappresentano più del 20% della popolazione). Poiché l’indagine è stata condotta con interviste on line, esclude nell’ambito dell’intervallo di età considerato un altro 20% di elettori. Risultano quindi sottorappresentate le fasce di elettorato meno scolarizzate, ma anche in generale commercianti, artigiani e imprenditori, che rispondono meno spesso ai sondaggi online. Per questi motivi il campione non può essere considerato rappresentativo dell’insieme degli elettori italiani, ma l’analisi mantiene ugualmente validità interna da un punto di vista statistico all’interno del campione auto-selezionato. Per maggiori informazioni si può consultare il sito Sondaggi Politico Elettorali.

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